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I VISSUTI DELL’ARCHITETTURA.
Cinque diadi di protagonisti a confronto


Aracne editrice, Roma 2011




                                                                                  INDICE
Prefazione                                                                                p.  5
1.   Dedalo / Prometeo
I FONDAMENTI DELLA RICERCA / LA RICERCA DEI FONDAMENTI               p.  7
2.   Federico II / Arnolfo di Cambio
L’ALTERNATIVA AL PASSAGGIO DEL TESTIMONE                                      p. 11
3.   Filippo Brunelleschi / Leon Battista Alberti
     ASSOLUTO LIMITANTE / SBOCCO RELATIVISTA                                          p. 23
5.  Andrea Palladio / Giovan Battista Piranesi
      LA CRISI DEI MODELLI / I MODELLI DELLA CRISI                                            p. 33
6.  Manfredo Tafuri / Rem Koolhaas
      SULL’EROS Á-OÎKOS CHE CHIAMA A ‘BEN NAVIGARE’                               p. 55

L’idea è quella di muoversi in modo mirato nello spazio storico dell’ambiente della vita umana, inteso in senso ampio: antropologico e linguistico; come riflessione trasversale sulle idee e sulle attività concernenti le trasformazioni dello spazio e delle forme ambientali, ivi comprese l’arte e l’architettura, inventate dall’uomo per abitare il mondo, indagando selettivamente i nodi storici connessi ai vissuti umani che possono assumersi, oggi, come specialmente significativi nell’orizzonte soprastorico dell’oîkos (l’abitare). E ciò, ponendoli entro un sistema di confronti, tesi a far emergere, nell’evoluzione trasformativa determinata dalla catena dei fatti e dall’insorgere degli eventi, la produttività  — avutasi nel corso del tempo, quindi anche attuale, cioè storica —  del loro significato che il carattere alternativo del confronto tende ad evidenziare.
      La diade Tafuri/Koolhaas, inserita al termine della serie di confronti qui proposti potrebbe sembrare convalidante, a tale serie, il senso di un percorso destinato a concludersi.  Laddove in questo lavoro, dovrebbero alla fine essere evidenti la nostra tesi e il nostro augurio che il percorso trovi la sua massima consistenza nel perpetuarsi. E ciò, anche a dispetto di ogni crisi dell’invenzione formale, sia di tipo anoressico che bulimico.
      Non è ragionevole, infatti, porsi una domanda del tipo seguente: come si concluderà nel futuro l’istanza dell’abitare umano?  O, peggio ancora, chiedersi: quando comincia il futuro?


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